Vita degli animali invertebrati - I Vermi.
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VITA DEGLI ANIMALI - INVERTEBRATI - VERMIINTRODUZIONESebbene sia luogo comune considerare i vermi come esseri ripugnanti e inadatti a suscitare il più piccolo entusiasmo per lo studio della loro vita, bisogna tuttavia ammettere che la natura ci schiude con essi un mondo totalmente nuovo. La loro varietà di struttura, di vita, di ambiente, supera la maggior parte delle più grandi divisioni del regno animale: si collegano agli infusori per la semplicità della struttura e la microscopica piccolezza, si avvicinano ai molluschi, e talvolta è persino difficile distinguerli dai veri articolati. Si è ben lontani dai tempi di Linneo, quando nella voce «Vermi» erano raccolti i più vari animali.Allora si era anche certi che i Vermi possedessero un cuore con una sola cavità senza atrio, sangue bianchiccio e freddo, nessuna antenna e soltanto tentacoli. Queste indicazioni dovevano applicarsi ai lombrichi, alle chiocciole, alle stelle di mare, ai polipi. Anche il grande Cuvier non offrì, nella sua riforma della zoologia, precise indicazioni riguardanti i vermi; infatti venne annessa agli articolati la divisione degli anellidi. E' chiaro che notevoli difficoltà hanno reso difficile la suddivisione e la posizione dei Vermi in una categoria ben definita, poiché molti vermi articolati, per esempio, sono in stretta ed intima relazione con gli altri inarticolati, i quali portano in sé tracce di un organismo inferiore: anche questi allora, per essere conseguenti, andrebbero collegati coi vermi articolati e, per mezzo di questi, agli articolati superiori. Con la parola Verme ognuno collega sempre l'immagine di un corpo fornito di simmetria bilaterale, più o meno allungato, ora cilindrico come nel lombrico, ora munito di un ventre più piatto e spiccato come nella mignatta, o perfettamente piatto come nella tenia. In generale, il tegumento di natura molle, e di solito almeno in un certo periodo di vita, certi tratti della superficie, sono muniti di ciglia. Tali organi microscopici mancano del tutto negli insetti, nei ragni, nei miriapodi e nei crostacei, mentre i Vermi ne sono abbondantemente provveduti. Immediatamente con la pelle si collegano certi bitorzoli, congiunti in lungo ed in largo con muscoli intrecciati. Il rattrarsi del corpo, i movimenti natatori serpentini, i movimenti di alcune porzioni del corpo - per esempio dei lembi di pelle cui sono attaccate le setole - sono prodotti dai muscoli cutanei di questi bitorzoli e dalle loro parti; la possibilità di tali movimenti è permessa dal rivestimento cutaneo non indurito in dermascheletro. Tutti sanno che i Vermi sono privi di zampe; in assenza di queste il corpo striscia, con movimenti ondulatori orizzontali, simili a quelli del serpente, o con movimenti verticali come quelli delle mignatte. Molti vermi, per strisciare, si giovano delle sporgenze, a guisa di monconi, della pelle e dei bitorzoli nei quali sono impiantate alcune setole, o ciuffi interi di setole. Vengono in loro soccorso infine anche alcune venose come organi ausiliari di moto, dei vermi parassiti e liberi. Un'articolazione del corpo del Verme e diversa da quella degli articoli, perché in esso gli articoli sono sempre uguali. Negli articolati i segmenti che all'inizio si vedono uniformi, dopo qualche tempo risultano diversamente foggiati, secondo il principio della divisione del lavoro. La posizione inferiore del Verme articolato stesso si manifesta nella divisione del lavoro che non esiste, od è appena avvertibile, e nell'uniformità che ne risulta per gli articoli del corpo. Nell'insetto, al capo tendono dietro i segmenti toracici, che comprendono per lo più forti muscoli delle ali e delle zampe, poi vengono i segmenti addominali nei quali prendono posto la maggior parte del canale digerente e gli organi generativi. Il Verme invece non si è sottomesso a questa divisione ben definita delle varie parti del corpo, oppure si deve più esattamente dire che, sottomettendovisi, è diventato un vero articolato. Il sistema nervoso dei Vermi superiori non è diverso da quello degli animali articolati, se si fa astrazione da quelle contrazioni esterne della catena ganglionare del ventre, che, nei granchi, nei ragni, ecc., serve alla concentrazione del corpo. Numerosi vermi inferiori posseggono uno o due gangli nervosi nella regione della nuca, con due nervi che partono di là per scorrere lungo il ventre. Gli organi dei sensi, e specialmente gli occhi, sono sviluppati a seconda del modo di vivere dei vari Vermi, che può essere più o meno libero ed errabondo. Come i coleotteri ed i crostacei che abitano spelonche scure e soggetti quindi all'annullamento della vista, così certi vermi, che si ritirano nell'interno di altri organismi animali, perdono, con il bisogno, la facoltà di vedere. Pochissimo c'è da dire sull'apparato digerente di tutti i Vermi; molti parassiti ne sono del tutto privi. Infatti essi hanno il privilegio di non aver bisogno di mangiare, alimentandosi a spese del loro ospite per mezzo dell'assorbimento tegumentale involontario. Altri vermi inferiori hanno la cavità digerente simile ad una borsa, altri l'hanno come una rete; in quelli che digeriscono rapidamente e rinnovano frequentemente il cibo è sottile e breve, in quelli invece che digeriscono lentamente e ingurgitano molti alimenti in una sola volta, come le mignatte, la dilatazione stomacale è notevole, simile a un grande magazzino. Il sistema dei vasi sanguigni va di pari passo con lo sviluppo del canale digerente; in molti vermi superiori si può, durante la vita, osservare nei più minuti particolari. Di solito si trova il sangue, rossiccio, chiuso in alcune vene grosse e in altre sottili; questa se non completa, almeno relativa, separazione del sistema vascolare, nel quale i grossi tronchi pulsano in luogo di cuori speciali, è un'altra particolare caratteristica, almeno di questi vermi articolati. Come apparato respiratorio serve ora l'intera superficie del corpo, ora a questa si aggiungono appendici a forma di branchie, ora hanno organi interni a forma di vasi; questi si possono paragonare ai vasi aeriferi degli insetti, poiché immettono profondamente nel corpo l'acqua che serve alla respirazione. L'apparato più complicato della riproduzione, diffuso nei vermi più infimi, si alterna, con forme semplicissime, con tutte le forme possibili della riproduzione: germinazione, metamorfosi, sviluppo con forme alternanti (generazione alternante), parassitismo dell'uovo sino alla morte, parassitismo in età inoltrata dopo una giovinezza libera, parassitismo in gioventù con libertà nell'età adulta, libertà in tutti gli stadi di vita. Tutte queste forme del modo di vivere e dello sviluppo verranno esaminate nelle molteplici varietà. Indipendentemente dai vari sistemi di suddivisione di altri zoologi, verranno presentati ora, nelle loro varie classi, i componenti di questo settore del mondo animale. ANELLIDIIl nome indica che a questa classe appartengono i vermi che hanno il corpo diviso in una serie di anelli, o segmenti, esternamente visibili, i cui solchi sono formati di parti cutanee che scendono più o meno profondamente nella cavità del corpo. Il numero di questi anelli, perfettamente uguali fra loro, è indeterminato. La bocca si trova sempre dietro il primo segmento, sul ventre, e, nel maggior numero, la parte dove comincia l'intestino può essere protesa sotto forma di una proboscide atta a scavare, ed a prendere la preda. La posizione più elevata degli Anellidi si dimostra innanzi tutto nella forma e nello sviluppo del sistema nervoso, con il quale si collegano perfettamente ai veri articolati; la corrispondenza con questi si trova anche nell'energia e nella diversità delle loro manifestazioni vitali. Nel lombrico e nella mignatta troveremo rappresentanti delle due divisioni principali, che si distinguono per gli organi della locomozione. Il primo, rivelando la esistenza delle setole sul suo corpo, che sono il carattere della sua divisione, appartiene ai chetopodi. Di fronte ad essi, intorno alle mignatte, si raggruppano i vermi lisci.CHETOPODICome è già stato detto, i Chetopodi (Chaetopoda) si distinguono per fascetti o ciuffi laterali di setole, dei quali il microscopio ci palesa una serie di eleganti forme. In queste setole in miniatura si trovano uncini, spiedi, seghe, frecce, coltelli, pettini, remi lisci e rigati, ed altri strumenti taglienti e pungenti. Le forme più semplici, che meritano appena i nomi di uncini e di setole, sono portate dagli animali più modesti, lombriciformi; le più eleganti, con punte particolari, con denti, dentini, lame taglienti, sono l'ornamento della divisione dei vermi marini.Soltanto alcuni degli anellidi marini debbono fare uso delle loro setole, con le quali allacciano e feriscono la preda. Dalla disposizione di queste setole in fasci ed in pettini si deduce facilmente che esse sono essenziali organi di moto. Una serie di famiglie si distingue come dorsibranchiati, liberi: sono vermi marini, e le loro branchie, quando esistono, sono collocate sopra i monconi dei piedi dorsali, ed i loro anelli, portano spesso tentacoli anellati. In accordo con il loro modo di vivere, libero e vagabondo il lobo del capo porta all'estremità anteriore, cioè sovrastante la bocca e corrispondente ad un segmento, gli occhi e gli organi del tatto. Quando non sono erbivori, sono soliti abboccare la preda con le mascelle acute a forma di uncini, e con denti che escono fuori, quando la proboscide si protende. La maggior parte di questi vermi splende di colori metallici; la loro pelle ha la lucentezza del raso, e le costole mandano una luce cangiante e colorata. In quale modo si espandano le appendici laterali e dorsali dei segmenti riesce visibile osservando il ramo superiore ed inferiore del moncone del piede, il tentacolo superiore ed inferiore, la cui base è circondata da una squama fogliforme. Questi tentacoli possono esistere in tutti gli anelli. AFRODITEAlla prima famiglia appartengono le Afrodite (Aphroditea), il cui dorso è coperto di grandi squame (elytra). La loro testa porta ordinariamente tre tentacoli, uno mediano, piccolissimo nella Hermione hystrix, e due laterali. Tutte hanno da due a quattro occhi posti sulla punta di peduncoletti, e sempre piccoli. In alcuni generi, oltre alle setole ordinarie semplici e composte, si trova anche un rivestimento di peli lunghi, i quali, specialmente sui lati, splendono dei colori dell'iride, e formano una specie di feltro che ricopre totalmente le squame del dorso. Al di sotto di questo involucro l'acqua penetra nelle piccole branchie attraverso aperture determinate, collocate sotto i tentacoli superiori dei segmenti. Tra le particolarità della conformazione interna delle Afrodite, merita speciale cenno la ramificazione del tubo digerente.Delle specie di Afrodite munite di feltro dorsale va ricordata l'A. aculeata, lunga 15 cm. e diffusa su tutte le coste d'Europa. Il genere Hermione si distingue invece per l'assenza del feltro dorsale ed altri minori caratteri. Una delle specie più comuni è l'Hermione hystrix; questo animale, ripulito con abbondanti lavature dal sudiciume che lo ricopre, rivela un elegante e magnifico abito. Tuttavia, i suoi aculei sono più cattivi di quelli dell'istrice, perché, essendo muniti di uncini, rimangono aggrappati e si addentrano. Ciò nonostante, tutti questi vermi vengono mangiati di gusto dai pesci rapaci, dai merluzzi e dai piccoli squali. NEREIDILa II famiglia è quella delle Nereidi (Nereidea), nella quale si rivela molto spiccato il carattere rapace, unito ad una agilità continua, ad una sveltezza e sicurezza unica nei movimenti.L'estremità della testa della Nereis incerta presenta i tentacoli mediani, gli esterni e i tentacoli dei lati del capo. La proboscide protesa sopporta le due grandi mascelle a forma di pinze, che, come l'apparato boccale degli articolati, si muovono orizzontalmente l'una contro l'altra, e parecchi gruppi di piccoli denti. Una serie di generi si collega alle Nereidi per l'esistenza di grosse antenne esterne, e se ne conoscono più di 80 specie. Nell'Heteronereis smardae si presenta una conformazione rarissima nella divisione delle afrodite: gli anelli della metà posteriore del corpo hanno una forma tutta diversa da quella degli anteriori. La parte anteriore dell'Heteronereis è assolutamente quella di una Nereis, alla quale è aggiunta una metà posteriore del tutto diversa, per la forma differente dei remi e delle setole. Questa specie è lunga circa 10 cm., con la parte anteriore composta di 35 anelli, mentre nella posteriore se ne contano 82. FILLODOCEIn questa III famiglia delle Phyllodoce i tentacoli dorsali e ventrali risultano dilatati a guisa di lamelle; il corpo è allungato e composto di numerosi anelli. Quatrefages assicura che il corpo della Phyllodoce laminosa delle coste di Francia e d'Inghilterra consta di circa 300 anelli e che può raggiungere una lunghezza di 60 cm.La Torrea vitrea delle coste della Sicilia è così trasparente che, mentre si muove nell'acqua, si vedono soltanto i due punti rossi degli occhi e due file di punticini violacei, organi ghiandolari alla base dei monconi di piedi. Il naturalista parigino si convinse inoltre della potenza visiva di quegli occhi in un modo piuttosto originale. Osservò al microscopio l'occhio della Torrea, tagliato di fresco, ripulito dal grasso nella parte posteriore, sulla quale fece cadere la luce; vide in tal modo che sulla parete si proiettava l'immagine del paesaggio che si stendeva davanti alla sua finestra. Si ottenne così la certezza della perfezione dell'organo visivo e dell'esistenza nello stesso tempo della retina che serve a raccogliere le immagini, con il nervo che trasmette l'impressione al cervello. Si deve aggiungere quindi che la maggior parte di questi animali che vivono allo stato libero ha una uguale potenza visiva. GLICERELa IV famiglia, quella delle Glicere (Glycera), fa una impressione totalmente diversa. I segmenti del corpo allungato, e del capo conico, sono di nuovo sottilmente anellati. Questi animali possono protendere proboscidi colossali in proporzione alla loro mole; esse sono fittamente coperte di vescichette e dentini. Il loro modo di vivere ritirato e modesto si accorda con i colori poco appariscenti; sono enormemente diffuse, ed alcune specie abbondano anche nei mari d'Europa.ARENICOLECon l'Arenicola piscatorum si affaccia la V famiglia, le cui specie fanno un genere di vita analogo a quello delle glicere. Hanno il corpo fortemente appuntito davanti e diviso in tre principali sezioni; possono raggiungere la lunghezza di 23 cm. e variano molto di colore. I vermi dalle tinte chiare prediligono fondi puramente renosi, quelli a tinte scure i fondi melmosi composti di un miscuglio di materie organiche in decomposizione. La proboscide a forma di calice può protendersi oltre il piccolo capo triangolare; i segmenti anteriori del corpo hanno sul dorso i soli fasci di setole impiantati nei bitorzoli, dietro i quali stanno, sopra i tredici segmenti mediani, i delicatissimi alberelli branchiali ramificati. L'ultimo terzo del corpo è come tornito, senza branchie o monconi di piedi.L'Arenicola dei Pescatori vive su tutte le coste dell'Europa occidentale e della Groenlandia. I pescatori se ne servono volentieri come esca e le fanno una caccia assidua. Simile al lombrico, essa inghiotte una gran quantità del terreno nel quale vive, per ricevere così nello stomaco le sostanze organiche che servono al suo nutrimento; anch'essa viene alla superficie per scaricarsi della sabbia passata attraverso il suo corpo. Questi mucchietti ne tradiscono la presenza indicando l'estremità della sua galleria, la quale si incurva profondamente nel suolo; la proprietaria vi si affonda con straordinaria agilità alla minima scossa. Estratto dal suo nascondiglio, questo verme si muove molto lentamente, e secerne un liquido che macchia di un verde gialliccio la mano. CLIMENIELa VI famiglia, quella delle Climenie (Clymenia), alla quale appartiene l'Arenia, presenta una differenza fra le sezioni del corpo, analoga, sebbene non così spiccata, a quella delle arenicole. Il loro corpo si compone di due divisioni distinte e non di tre, come nelle altre. La parte anteriore, di un colore rosso sudicio, cambia di aspetto per strozzamenti e contrazioni di varie forme; la parte posteriore allungata è rosso-giallastra. Il canale digerente rimane pieno di sabbia fine ed aumenta la fragilità del suo corpo. Gli animali ora descritti, con le loro famiglie, non appartengono più sistematicamente ai dorsibranchiati che vivono liberi, perché il loro corpo presenta diverse sezioni.CHETOPTERIDIPassiamo ora ai Chetopteridi (Chaetopterida), forma che si discosta di molto dai vermi che vivono in tubi.L'unico genere (Chaetopterus), ha il corpo che presenta tre regioni distinte. La testa forma un imbuto, intaccato sulla parte dorsale, il quale è seguito da nove segmenti con monconi di piedi piatti e prolungati, che portano sul margine superiore un fascetto di setole brune. Strana è la conformazione dei cinque segmenti che compongono la terza parte del corpo. Dal primo di essi, molto sopra la parte anteriore del corpo, si allungano i monconi dei piedi simili ad un paio di antenne piatte, mentre i rami inferiori di questi piedi si allargano in una increspatura che si congiunge sui lati del ventre. Il rudimento superiore dei piedi del secondo anello forma, con i monconi precedenti, un pettine dorsale; tra questo ed i rami inferiori trasformati in tre lobi la pelle è singolarmente gonfia e di colore nero-violaceo. Sui tre segmenti successivi sporgono soltanto i lobi inferiori trilaterali dei piedi. La metà posteriore del corpo è composta di circa 50 segmenti, i quali sembrano molto più larghi a causa dei monconi allungati dei piedi. La specie descritta, una delle poche esattamente conosciute, raggiunge la lunghezza di 23 cm., ed abita nella parte più profonda di tubi che hanno da 40 a 50 cm. di lunghezza. Questi tubi sono formati di parecchi strati, e assomigliano ad una rozza pergamena gialliccia; sono generalmente a spirale, ed attaccati a qualche oggetto ben saldo. Estratto dal suo tubo, il verme, piuttosto apatico, rende difficile un'esatta investigazione anatomica per l'abbondante secrezione di un fluido vischioso, attaccaticcio, che imbratta le dita e gli strumenti. ERMELLEPassando dalla famiglia precedente a quelle che meritano veramente il nome di capitibranchiati, esaminiamone le caratteristiche. Le branchie si trovano al sommo del capo sotto forma di alberelli o fascetti di fili. La loro bocca, munita di una proboscide che non è protrattile, né armata di denti, accenna così ad un modo di vivere più pacifico di quello della maggior parte dei dorsibranchiati erranti; infatti abitano gallerie dalle quali si lasciano allontanare solo con la violenza.Nelle masse di rena, recate insieme alle ostriche strappate di fresco dai banchi, troviamo le colonie dell'Hermella alveolata. I tubetti, nei quali vive questo animaletto, sono composti di fini granellini di sabbia appiccicati irregolarmente gli uni agli altri, ed hanno libera la sola imboccatura. Disturbati, gli animaletti si ritirano nel loro nascondiglio, e dietro l'ingresso di ogni tubo si vede allora un coperchio di metallico splendore. Deposti in un recipiente d'acqua marina, entrano in comunicazione col liquido elemento: il coperchio si stacca, si solleva, e sotto fan capolino due ciuffetti di fili sottili. La testa viene fuori, ma si ritrae al minimo tocco. La forma strana della testa presenta i due grandi tentacoli saldati l'uno all'altro, i quali portano sulla loro faccia troncata alcune serie di larghe setole piatte, in parte dentate. Sono quindi foggiati a guisa di coperchio o di turacciolo che chiude l'ingresso del tubo. Probabilmente anche i due fascetti di fili inferiori posti ai lati della bocca, tengono il posto di organi respiratori. Tuttavia troviamo ancora le vere branchie nella forma e nella stessa posizione di quelle dei dorsibranchiati. Sono quelle linguette che esistono sopra tutti i segmenti muniti di monconi di piedi; il corpo termina con una divisione liscia, senza anelli e senza setole. TEREBELLEUna delle famiglie più estese e variabili dell'ordine inferiore dei capitibranchiati è la IX, quella delle Terebelle (Terebellacea). Il loro corpo allungato, ma molto retrattile e molle, è tondo e più grosso sul davanti. Sulla testa esistono una serie trasversale e due fascetti laterali di tentacoli; essi talvolta sono così numerosi in alcune specie, come nella Terebella nebulosa, da non potersi contare. Questi organi si trovano in continuo movimento serpentino, si allungano e si accorciano, e si agitano tanto che, volendoli contare, se ne perde subito il controllo.Sono generalmente giallastri o rossicci, e, così mescolati, fanno un piacevole effetto. Nelle specie tipiche delle Terebelle esistono sui segmenti anteriori del corpo parecchie branchie. I monconi superiori dei piedi di tutte le Terebelle portano fascetti di peli setolosi; si servono tutte delle sostanze che le circondano per comporne le loro abitazioni. La Terebella emmalina, del golfo di Biscaglia, fabbrica, con frammenti di conchiglie e con sabbia, dei tubi fragilissimi. La Terebella conchilega, comune in tutti i mari dell'Europa centrale, deve il nome alla sua predilezione per i frammenti di nicchi. Più agile, più svelta delle sorelle, può, se è chiusa in un recipiente, servirsi dei tentacoli come di una fune viva, come asserisce Quatrefages, e tirarsi su. SERPULENella grande famiglia delle Serpule (Serpulacea), le branchie sono totalmente collegate all'estremità anteriore, e l'acqua, messa in movimento dai fili delle medesime, reca il cibo all'apertura boccale che si trova immediatamente al di sotto. Il lobo del capo, diviso negli altri, è qui fuso con il primo segmento, che si distingue dall'apertura boccale; la testa così conformata è separata dal resto del corpo da una specie di larga crespa. Le setole sono nella prima metà del corpo semplici fili sul dorso, e sul ventre setole uncinate; nella metà posteriore sono ancora, sul ventre, semplici fili. Nel grande genere Serpula vediamo uno ed anche due fili branchiali trasformati in un coperchio claviforme sopportato da un filo; questo, se l'animale si ritira nella galleria, serve sempre a chiuderla. La microscopica forma di questo coperchio è molto importante per la divisione delle specie; in alcune esso è adorno di dentini, di sporgenze a forma di corona, in altre di aculei mobili, o di altri simili intagli organici.Diversa nei vari generi è anche la costruzione della galleria calcarea. Tutte le specie iniziano la vita allo stato libero, e con una forma soggetta alla metamorfosi; prima ancora che questa si compia, il giovane animale trasuda un tubo calcareo, cilindrico all'inizio, e aperto ai due capi. La casa cresce e si dilata a misura che cresce il proprietario. Nella secrezione e nella formazione dei tubi sono interessate in particolare la parte fondamentale delle branchie e del collo. Le specie delle Serpule si trovano sparse per tutti i mari e presentano un gradevole aspetto quando la parte della testa sporge, e si sviluppa il ventaglio branchialevi contribuisce la varietà dei colori di cui sono tinti i loro fili. Anche i trasparenti vasi sanguigni formano leggiadri disegni; infatti, nelle une il sangue è verde, nelle altre rossiccio o giallastro, oppure non ha colore. Il genere Sabella, affine delle Serpule, costruisce, mediante il trasudamento di una sostanza viscida, delle gallerie pieghevoli, le quali prendono l'aspetto del cuoio, come nella Sabella unispira del Mediterraneo; in altri casi, essendo coperte di sabbia e di pezzi di nicchi, assomigliano in tutto a quelle delle terebelle. Le specie del genere Amphicora sono animali singolarissimi, e non solo fra i vermi. Questi animali, a differenza della serpula talvolta abbandonano il loro tubo per andare in cerca di cibo e di compagnia. L'Amphicora presenta inoltre una strana eccezione, essendo munita d'occhi non solo davanti ma anche di dietro. Questo vantaggio si rivela quando l'animale, volendo cambiare direzione, non ha bisogno di voltarsi, poiché il paio d'occhi, posto dietro le branchie, le mostra il cammino; le setole ed i monconi di piedi fanno il loro servizio indifferentemente avanti e indietro. Tutto questo può dar luogo ad equivoci, facendo prendere cioè la coda per la testa, non potendosi avere un punto di riferimento apparente nella deambulazione del verme. LOMBRICHILa terza divisione dei vermi chetopodi comprende i Lombrichi (Lumbricina), tutti quelli cioè le cui setole non sono impiantate sopra monconi di piedi, che non hanno tentacoli, né quelle appendici agli anelli così molteplici nei gruppi precedenti. I caratteri zoologici di questa famiglia sono i numerosi e brevi segmenti, un lobo di testa conico, formante un labbro superiore, e delle setole uncinate, disposte in due o quattro linee, e poco sporgenti. Oltre a questo labbro che forma la estremità del corpo, i Lombrichi sono privi di occhi e di orecchie, sebbene sentano l'azione della luce. Essa non viene risentita dal corpo intero, ma soltanto dai primi due anelli, sui quali si trovano i fasci di nervi che partono dal cingolo esofageo. La maggior parte dei Lombrichi empie il largo tubo digerente come le arenicole: prendono infatti grossi mucchi di terra ricca di humus, per trarre alimento dalle materie ivi contenute, in processo di decomposizione. Tuttavia, la terra soltanto non basta da sola. Infatti il Lumbricus agricola, molto comune da noi, ricerca vegetali in decomposizione, e trascina nella sua buca quanto gli capita di trovare: fuscelli di paglia, piume, foglie, strisce di carta. Non ci si deve stupire se questo verme riesce a trascinare oggetti così grossi; esso è dotato di una grande forza muscolare, essendo composto unicamente di muscoli e pelle. Altre particolarità anatomiche sono fornite dai vasi sanguigni che si possono osservare molto bene negli individui piccoli, ben nutriti, dei nostri Lombrichi. Ad occhio nudo si vede trasparire sotto pelle il vaso principale, con il suo rossiccio contenuto, che scorre sul canale digerente. Sembrerà strano che per duemila anni il Lombrico abbia figurato, nel sistema, fra gli animali esangui, finché Linneo non gli assegnò un posto fra quelli a sangue caldo, bianco e freddo, con il cuore munito di ventricolo senza atrio.
Al primo vaso dorsale corrisponde sul ventre un secondo vaso principale collegato al primo da una serie di anse trasversali. In un lombrico sezionato si possono vedere una grande quantità di piccoli vasi, che partono dai vasi principali per diramarsi e nutrire il corpo nelle sue più fini suddivisioni. L'apparato respiratorio non è ancora ben conosciuto. Non tutti i generi Lumbricina hanno la cintura ghiandolare di colore biancastro o gialliccio, che comincia dal 250 anello al 290, e si stende da 4 a 10 articoli; serve a tenere saldamente durante l'accoppiamento. Il Lombrico Comune passa l'inverno solo o con qualche compagno, arrotolato, in un lungo sonno, a più di 2 metri sotto il suolo. Il calore primaverile lo sveglia e lo invita a salire; non è amico della luce diurna, e abbandona il suo nascondiglio solo nelle ore crepuscolari, o dopo qualche pioggia calda e non violenta, per procurarsi cibo e compagnia. Malgrado la sua indole mite e pacata, questo infelice animale è esposto a mille insidie; comincia l'uomo a perseguitarlo, accusandolo di tirar sotto terra le giovani pianticelle, e seguitano la talpa, il toporagno, il riccio, gli uccelli rapaci e granivori, i rospi, le salamandre e persino i pesci, che inghiottono i Lombrichi che abitano le sponde dei fiumi e il limo dei laghi. La famiglia dei Lombrichi si divide in vari generi, a seconda della forma del lobo della testa e della posizione delle setole. Il solo Lombrico conta più di venti specie, delle quali solo due o tre sono abbastanza diffuse: il L. anatomicus, il L. agricola ed il L. foetidus. Quest'ultimo appartiene alla specie più bella per i colori; ha il corpo rigato di rosso e giallo, ama le regioni sabbiose, e si trova fra la terra di castagno. Il L. puter, bruno-rosso, dalle righe più chiare, si muove molto rapidamente sotto e nel legno fradicio e decomposto; il verde L. chloroticus è molto raro a trovarsi e vive in fondo alle acque stagnanti e sulle sponde renose dei fiumi e dei ruscelli. Da pochi anni si conosce il sottilissimo Phreoryctes menkanus, una delle specie più rare, che abita di preferenza nei pozzi, ed è erbivoro. I movimenti ondulatori di questo animale sono duri ed impacciati a causa della pelle grossa e del sottile strato muscolare. Anche il Criodrilus lacuum, abitante di lago, dimostra insieme al precedente come generi affini al Lombrico possano vivere nell'acqua. TUBUFICINEQuesta famiglia si distingue, insieme alla successiva, per la piccolezza delle sue specie e per avere incidentalmente delle stole.Una specie molto comune delle Tubificine è la Tubifex rivulorum, lunga da 25 a 50 mm., rossiccia, trasparente, e si trova numerosissima nel fondo putrido dei fossi e dei ruscelli. Essa si pianta con la parte anteriore nella melma, ove scava gallerie informi; l'estremità posteriore è incessantemente in moto ondulatorio ed oscillatorio, senza dubbio per la respirazione. Generalmente questi animali sono sempre così numerosi che dànno al fondo un riflesso rossiccio. NAIDISe si prendono dai fossi o dagli stagni piccole quantità di lemne (piante acquatiche), si vedranno molti di questi elegantissimi vermi, chiamati Naidi, aggirarsi, con l'aiuto delle loro setole o degli uncini, fra le radici delle lemne.La Nais proboscidea è molto diffusa, ed è così chiamata a causa di uno stretto prolungamento simile ad un tentacolo, del lobo della testa, mediante il quale essa esplora il suo cammino. La Naide senza Lingua, più comune ancora, porta, come la prima, due occhi con un segmento di testa, semplicemente tondeggiante. Queste ed altre specie ancora hanno al ventre due serie di setole uncinate, e, da ogni lato, una serie da una a quattro setole semplici, lunghe. In queste specie e nelle affini l'apertura boccale è sotto l'estremità anteriore, sorpassata dall'ansa anteriore del vaso sanguigno e pulsante, facile a riconoscersi dal colore giallo del sangue. Conformata diversamente è l'estremità anteriore del genere Chaetogaster, specie che ha quasi la trasparenza del cristallo all'età giovanile si trova come parassita sulle nostre chiocciole acquatiche. La testa di questa specie è troncata trasversalmente e termina con l'apertura boccale, dietro la quale si trova la faringe munita di molte minutissime papille, ed in parte protrattile; un altro carattere distintivo è dato dalla presenza di sole setole uncinate. I luoghi abitati da questi vermi, anche se non ci offrono bellezze particolari da ammirare, possono sempre invitarci a volgere lo sguardo intorno, più in profondità, ed a scoprire le infinite esistenze microscopich e i mille affascinanti misteri che il piccolo mondo animale ci offre continuamente. MIGNATTEE' un po' difficile sostenere la causa di queste bestiole le quali, pur non mancando di una certa loro bellezza, suscitano subito nel pensiero del lettore l'immagine delle succiatrici di sangue.Scientificamente e praticamente bisogna cominciare con lo studiare la famiglia delle Mignatte propriamente dette (Hirudinea). Gli stretti anelli, esternamente visibili, di questa e delle altre Mignatte, non formano i segmenti veri e propri; in questi animali, infatti, sono necessari quattro o cinque anelli per formare un segmento. Il lobo del capo è fuso con il segmento boccale in una ventosa anellata; la ventosa posteriore generalmente è distinta dal corpo, e sbocca al di sopra dell'intestino. L'esofago può essere proteso tanto oltre, da sviluppare tre pieghe muscolose, spesso dentate. La Mignatta Medicinale, specie del genere Hirudo, munita di numerosi e finissimi dentini, per aprire la ferita dalla quale succhiare il sangue, alla mascella semicircolare, è notevole per l'enorme capacità del suo stomaco, provvisto di ampie borse laterali. Le mignatte medicinali hanno 10 occhi, suddivisi due per due sugli anelli anteriori. Al microscopio la testa presenta una serie di organi, a forma di calici, che, a giudicare dall'abbondanza di nervi, sembrano essere speciali organi sensitivi; però non è ancora stabilito se siano organi del tatto, dell'olfatto o dell'udito. Le così dette mascelle delle Mignatte consistono in una massa muscolare salda è semicircolare; hanno un movimento a sega, e i loro dentini - 60 o 70 - sono adoperati per pungere e sbranare. Le mascelle sono disposte a tre raggi; l'esofago è seguito dallo stomaco, munito di 11 paia di ciechi, ed avendo quest'ultimo le pareti estensibili e cedevoli, come quelle del corpo, consente alla Mignatta anche di quadruplicare le sue dimensioni. Il sistema di vasi sanguigni è molto complicato; il corso del sangue consiste principalmente in una fluttuazione da un lato all'altro. Come tutte le Mignatte, anche quella medicinale è ermafrodita; l'apertura maschile si trova fra il 24° ed il 25° anello, la femminile fra il 29° ed il 30°. Dopo l'accoppiamento, che avviene in primavera, la Mignatta cerca un giaciglio al di sopra del livello dell'acqua, nella terra smossa e umida, dove scava gallerie con la testa. Verso la fine di giugno la Mignatta comincia a formare i suoi bozzoli, o capsule di uova, che hanno all'incirca la grossezza e la forma di una ghianda. Essa emette a questo scopo dalla bocca un liquido viscido, appiccicaticcio, verdastro, e forma per mezzo di questo e sino all'imbocco dell'ovidutto, un involucro anelliforme della lunghezza che deve avere la capsula. In essa vengono deposte in una materia vischiosa, verdastra o bruna, da 10 a 16 piccole uova invisibili ad occhio nudo; contemporaneamente depone intorno a queste uova una specie di schiuma biancastra, simile a saliva, facendo assumere al tutto le dimensioni approssimative di un uovo di gallina. Dopo di ciò si ritira nella capsula, restringe internamente l'apertura, e si ritira dal bozzolo, turandone dal di fuori il piccolo foro lasciato. Quattro o sei settimane dopo all'incirca nascono i piccoli, filiformi, chiari, ma sostanzialmente simili ai genitori. Il loro crescere è molto lento; cominciano a servire a scopo medicinale verso il terzo anno di vita, e raggiungono il pieno sviluppo al quinto anno; si calcola che la durata della vita di una mignatta si aggiri intorno ai venti anni. Il bisogno che si ha di queste bestiole, ha suggerito vari sistemi per creare degli allevamenti, in stagni particolarmente attrezzati. Non possono vivere a lungo fuori dell'acqua, riuscendo a campare per qualche tempo grazie ad una secrezione viscida che emettono dal di dentro al di fuori. Di giorno, se il tempo è caldo, nuotano allegramente; se invece la giornata è torbida o fredda, esse si arrotolano in modo che la testa resti ficcata nella ventosa del piede, e prendono così l'aspetto di una lira. Trovano il loro cibo esclusivamente nel sangue dei vertebrati, e negli umori consimili degli invertebrati; è ancora incerto se succhino il sangue di animali morti. Comunque, è invece cosa certa che aggrediscano soltanto animali vivi. Le loro mute, a detta di alcuni osservatori, si susseguono ad intervalli di pochi giorni; secondo Martini, però, avvengono più di rado, poiché egli stesso ebbe modo di osservarne una sola in parecchi mesi. La muta, negli animali adulti, dura circa due settimane; le Mignatte, stremate, si posano sul fondo, stese sul dorso, con la bocca e l'estremità anale rivolte all'insù, come quando sono morte. Si spogliano contemporaneamente; la pelle rigettata è molto sottile, bianca e trasparente, e, esaminata con attenzione, riproduce con esattezza tutti i rilievi e le depressioni del corpo della Mignatta. Le Mignatte di cui si fa uso in Europa sono divise in due specie principali: la Mignatta Medicinale (Hirudo medicinalis) e la Mignatta Officinale, o d'Ungheria (H. officinalis). Le distinzioni, appena rilevabili fra le due specie, all'aspetto esteriore consistono solamente in lievi differenze di colore. Fuori d'Europa vivono molte specie del genere Hirudo, che servono ugualmente per usi medicinali. In Algeria si trova l'H. troctina, mentre nelle colonie francesi del Sénégal si fa uso della piccola Hirudo mysomelas. In India esiste un'altra varietà chiamata Hirudo granulosa, di mole piuttosto notevole; essa morde così forte, che spesso si stenta a fermare lo sgocciolamento del sangue. L'Emopide Vorace (Haemopis vorax) ha una diffusione ugualmente grande. Ha un corpo piatto, non acutamente seghettato ai margini, e denti più ottusi. Ha un colore scuro, quasi nero, senza strie longitudinali sul dorso; i lati sono contornati di un linea gialla. E' di un'avidità spaventosa e un vero flagello per i cavalli e i bovini; si dice che bastino sei di queste mignatte per uccidere un cavallo. Un'altra varietà che si confonde talvolta con la precedente, è l'Aulacostomum
gulo, il cui corpo nero-verdastro si assottiglia davanti, i cui denti sono
ancora più scarsi ed ottusi; il suo stomaco inoltre ha all'estremità soltanto un
paio di stretti ciechi. La N. vulgaris, nei suoi esemplari giovani, offre uno studio ben appropriato della circolazione del sangue. Chiudiamo questo capitolo accennando alla Hirudo ceylanica, mignatta terragnola che vive nell'erba, sotto le foglie cadute, le pietre, ed anche sugli alberi e sui cespugli. E' rapidissima nei suoi movimenti e probabilmente annusa da lontano la preda; scorto un uomo o un animale, gli si precipita addosso e se ne distacca soltanto quando è ben sazia; la sua puntura tuttavia è appena percettibile. Però le Mignatte hanno lo sgradevole difetto di prediligere i punti già precedentemente morsicati, che infiammati, le allettano di più. Per difendersi dagli attacchi di questi voraci animaletti è necessario proteggere convenientemente le estremità inferiori, più facile preda degli aggressori. Ci si possono spiegare così le origini delle piaghe dei piedi e delle gambe che torturano gli indigeni della zona (Ceylon), i quali medicano le ferite prodotte dalle Mignatte con calce caustica, con la saliva resa acre dal betel, o con succo di limone. Bisognerebbe camminare per i sentieri di quei luoghi dentro uno scafandro, perché, non appena sentito l'odore della carne e del sangue, queste Mignatte cadono addosso anche dagli alberi, compromettendo così l'integrità di tutte le parti del corpo. CLEPSINELe nostre acque dolci offrono la possibilità di fare conoscenza con una seconda famiglia, quella delle Clepsine (Clepsinea), riconoscibili dal breve corpo piatto, gradatamente ristretto davanti, e terminante con la ventosa, sulla quale sono fissati gli occhi. L'apparato boccale, senza mascelle, può essere protratto come una proboscide. Le Clepsine hanno cure speciali per la prole; portano le uova sul ventre, i piccoli rimangono a lungo presso la madre, alla quale si attaccano con la ventosa posteriore.GEFIREILe mignatte, che di solito vivono liberamente nell'acqua e si aggrappano ai mammiferi per succhiarli, soltanto occasionalmente, sono prossime parenti di quei generi trovati come parassiti sulla pelle dei pesci e dei crostacei. Se però la mignatta libera e anellata, la pelle è liscia e molle nei generi affini, specialmente nelle malacobdelle, che si allontanano di più dalle mignatte anellate, e vivono come parassite a spese di alcuni conchiferi. La Malacobdella chiude la serie delle mignatte; essa vive nella cavità delle conchiglie dei generi Mya, Venus e Cyprina ed assomiglia più ad un verme del genere Amphistomum, di quanto assomigli ad una mignatta.Uno degli animali più conosciuti e comuni della spiaggia di Socolizza e che prende il nome dal naturalista piemontese Bonelli, è appunto la Bonellia viridis, verme noto a pochissimi zoologi: è munito di una proboscide che termina quasi in due ali laterali. Sia il corpo che la proboscide sono di un vivo color verde, colore che tinge anche l'alcool nel quale l'animale viene conservato. Il corpo è coperto di molti bitorzoli, ha la facoltà di contorcersi, di rattrarsi come una palla o un uovo, di compiere movimenti ondulatori dall'avanti all'indietro che si comunicano per mezzo di leggere oscillazioni della proboscide. Questa subisce forse trasformazioni maggiori di quelle del corpo; infatti, da pochi centimetri, può, in grossi esemplari lunghi da 7 a 8 cm., allungarsi fino a 60 cm. e più. L'apertura boccale di questo verme si trova alla base della proboscide, l'apertura anale all'estremità posteriore, sono pure notevoli due brevi e dure setole poco distanti dall'estremità anteriore. La sua ruvida pelle coriacea, alcune particolarità organiche, l'attitudine a restringersi in modo singolare e rattrarre del tutto la parte anteriore proboscidale, il tutto fa pensare alle oloturie; però, considerando che in alcuni di essi esiste una superficiale disposizione anellata della pelle, sono stati annoverati fra i vermi articolati. Il genere Phascolosoma appartiene ad una famiglia diffusa su tutti i mari. Le maggior parte di questo e di altri generi affini vive in gallerie da essi scavate nelle rocce e nelle pietre. Il Phascolosoma granulatum, lungo da 2 a 5 cm., si trova in enorme quantità nelle coste della Dalmazia. Abituati alla mancanza di luce delle loro gallerie, o almeno ad una luce molto diffusa, quando si riesce a catturarne alcuni e a metterli in un catino, difficilmente si riesce a vedere di essi qualcosa di più di piccole salsicce - almeno questo è l'aspetto che offrono, stesi orizzontalmente come se fossero morti - con la parte anteriore proboscidata completamente nascosta. Dopo molto tempo cominciano a sfoderarsi come le dita di un guanto, e, dopo 20-50 tentativi, mettono fuori al massimo l'estremo capo della proboscide, munita di piccole appendici digitiformi. Se poi la lasciano vedere tutta, la ritirano immediatamente. Bisogna ricordare a loro discolpa che, pur essendo privi di occhi, sono sensibilissimi alla luce troppo immediata. Per la collocazione sistematica, oltre la proboscide retrattile, ha anche
importanza la posizione dell'apertura intestinale sul dorso, vicina più
all'estremità anteriore che a quella posteriore. A tali caratteri speciali i
Siponcoli (Sipunculus) uniscono una pelle reticolata. Nei mari d'Europa vive il
Sipunculus nudus, che raggiunge generalmente la lunghezza di 15 centimetri. VERMI ROTONDIPiù scendiamo nel mondo degli animali inferiori, e più va cancellandosi quella divisione legittima fra i caratteri esterni e quelli interni, necessari alla descrizione della natura. Man mano che ci addentriamo nello studio delle classi successive, sarà sempre più necessario esaminare l'interno di questi animali per capire l'esterno. Bisognerà addirittura penetrare nel corpo di altri animali per studiare nelle loro cavità ventrali, o nei loro polmoni, la vita e le trasformazioni di certi vermi. I Vermi Rotondi, di cui studieremo le caratteristiche. hanno corpo filiforme od otriforme, sempre inarticolato e senza piedi. La pelle è ruvida e dura, e lo strato muscolare con il quale è congiunta è spesso molto sviluppato; i sessi sono distinti, escluse poche eccezioni.NEMATODIPer presentare un nematode scegliamo il parassita che può essere trovato con certezza nelle viscere del martire della scienza: la rana; esso porta il nome di Nematoxys. L'embrione, contenuto nell'uovo dal quale nasce, ha per breve tempo un polo più chiaro, che non tarda ad essere circondato da uno strato germinativo uniforme, consistente in grandi cellette. Allora comincia a presentare una depressione, inizio di una curva e di un allungamento formato dalla estremità della futura coda che si ripiega sul corpo anteriore. Mentre le grandi celle e lo strato germinativo iniziale vanno ritirandosi lasciando il posto a più piccole cellette e ad una sostanza friabile, si forma sulla superficie del corpo una pelle delicata, trasparente, primo organo destinato a rimanere. Presto si osserva alla estremità anteriore troncata un rientramento, che sarà l'apertura boccale; ora nel vermiciattolo già maturo e pronto a sgusciare, di pronto non c'è che la pelle, il trasparente sacco muscolare tegumentale e il tubo digerente. Questo comincia con tre sporgenze a forma di labbra che circondano l'apertura boccale, la quale è seguita da un esofago allungato, diritto, poi dallo stomaco con le pareti granulose, il quale sbocca, con un breve tubo terminale, sul ventre. Le modificazioni cui è soggetto il tubo digerente si riferiscono in particolare al contorno della bocca ed all'esofago. Il sistema vascolare non si sviluppa mai, ed il sangue incoloro è libero nella cavità del corpo. Un organo invece molto importante è la così detta linea laterale, che si compone di due file, le quali, continuando in due canali, hanno sotto l'esofago un imbocco comune; questo è un organo di secrezione che può essere paragonato ai reni. I sessi si riconoscono di solito per caratteri esterni. I maschi sono più piccoli ed hanno all'addome veri organi appendicolari. La maggior parte dei Nematodi emette uova; in molti tuttavia lo sviluppo dell'embrione è così avanzato negli ovidutti, che i piccoli nascono, per così dire, vivi.UROLABILa maggior parte della famiglia degli Urolabi (Urolabea), non parassiti, sottili e trasparenti, vive nelle acque del mare. Il genere Enopolus comprende specie caratterizzate da piccole setole collocate all'estremità anteriore, altre dalla presenza di minutissimi bitorzoli palpiformi che appaiono sulla pelle. Molte specie hanno inoltre piccoli pungiglioni cavi nella bocca, ed un gran numero di esse possiede all'estremità della coda una ghiandola filatrice che si apre al di sotto della coda. Gli Enopoli allo stato adulto vivono in mare ad una profondità maggiore di quella nella quale vivono allo stato larvale; non è raro infatti trovare le larve anche in superficie.Alle specie marine si collegano poi una quantità di abitanti d'acqua dolce, i quali, con altri nematodi microscopici, furono indicati dagli antichi, con la definizione ormai in disuso di «Anguille acquatiche». Essi serpeggiano sul fondo limaccioso degli stagni, o fra le radici delle lemne. LEPTODERESotto i nomi di Pelodera e Leptodera sono riuniti alcuni vermi nematodi che presentano un'apertura boccale armata di piccoli nodi e l'esofago che passa in un rigonfiamento sferico, seguito dal lungo tubo digerente. Le uova, nella femmina sono disposte circa a metà del corpo, in due condotti che si riuniscono in un imbocco distinto. L'animale più noto di questo gruppo è l'Anguillula dell'Aceto (Anguillula aceti), ritenuta fino ad ora diversa dall'A. glutinis. Infatti, questo animaletto si può trovare in ambedue le sostanze, poiché la condizione necessaria per l'esistenza delle anguillule è rappresentata dai funghi microscopici che si formano rapidamente, e la cui formazione è affrettata se si getta dell'aceto sopra il glutine. Comunque, il nome scientifico portato ora da questa anguillula è Leptodera oxophila. Quasi tutte le altre specie di Leptodera e Pelodera vivono nel suolo umido e nelle materie in decomposizione. Questi ammali hanno tre periodi di età: embrionale, larvale e adulto. Quando questi animali, atti alla riproduzione, hanno per qualche tempo vissuto in sostanze decomposte, sentono un istinto migratore che li spinge ad abbandonare il luogo natìo, e si spargono in tutte le direzioni. Il passo, da questa vita di parassita, volontaria e fortuita, a quella di un parassitismo necessario e regolare, viene compito dall'Ascaris nigrovenosa, lungo 13 mm., frequente nei polmoni delle rane e di rospi. Secondo ogni probabilità è ermafrodito; i suoi figli passano dal luogo abitato dalla madre, che è sempre gonfia di sangue, nell'intestino della rana e di là all'aperto. Si deve quindi supporre che poi, per vie indirette, queste minutissime larve tornino di nuovo nella rana e ridiventino l'A. nigrovenosa. Tale supposizione è invece del tutto errata poiché esse rimangono una generazione libera, non ermafrodita come l'animale dal quale provengono, si sviluppano nel colmo dell'estate in maschio o in femmina, e presentano tutti i caratteri delle Leptodere. La generazione successiva però ritorna al punto di partenza del circolo di sviluppo. Quando i piccoli si sono sviluppati nell'ovaia della madre, questa, non paga di aver dato loro la vita, dà ai suoi figli tutti i suoi organi interni, rimanendo con la sola pelle, vuota; essa forma il primo involucro degli animaletti che ne sgusceranno via, per ritornare a svilupparsi nei polmoni della rana come nuovi A. nigrovenosa.Più dannosi tuttavia dei precedenti, sono i parassiti dei vegetali, come l'Anguillula del Frumento (Anguillula tritici) che produce appunto nel frumento una malattia chiamata podagra o cancrena. I vermiciattoli chiusi nei chicchi ammalati sono privi di sesso; quando un chicco cade al suolo, si apre con l'umidità e il vermetto si allontana; trova una nuova giovane pianticella di frumento, ne raggiunge la gemma superiore e vi si installa. Produce con la sua presenza invadente uno sviluppo anormale delle parti del fiore, un'escrescenza tonda, nel cui centro si annida il vermetto che si sviluppa rapidamente. Le femmine emettono numerose uova e muoiono, come pure i maschi; però, mentre la vecchia generazione si estingue, gli embrioni della nuova stanno già crescendo, per continuare il ciclo dell'esistenza. ASCARIDIGli Ascaridi formano il punto centrale di questa III famiglia. Il genere Ascaris si distingue per l'apertura boccale circondata da tre grandi labbra speciali. Uno di essi occupa il centro della faccia dorsale, gli altri due si toccano nella linea mediana del ventre. L'osservazione al microscopio rivela che il labbro superiore porta in due fossette laterali un minutissimo strumento di sotto, e le due labbra laterali uno per uno. In tutti gli Ascaridi è notevole la differenza tra il maschio e la femmina: il maschio è più piccolo e si riconosce anche per l'estremità addominale ricurva, in foggia d'uncino. Disgraziatamente e malgrado le instancabili ricerche di R. Leuckart, la storia della vita degli Ascaridi, ed in particolare dell'Ascaris lumbrocoides, che vive nel tubo intestinale dell'uomo, non è ancora molto conosciuta.Questo verme, tuttavia, non predilige esclusivamente l'uomo, come suo ospite, ma bensì si degna di abitare l'intestino del maiale; l'Ascaris mystax è invece caratteristico parassita dei gatti. I cavalli ed i buoi sono di solito tormentati dall'Ascaris megalocephala. Altri frequenti parassiti dell'uomo sono gli Ossiuri (Oxyuris). Tutte le specie di questo genere sono piccoli vermi lunghi al massimo 2 o 3 cm., con una coda fatta a punteruolo e labbra poco sviluppate. Le femmine dell'Oxyuris vermicularis, che troviamo nel corpo umano, sono lunghe circa 10 mm., i maschi 4 mm. Questi sono fra i parassiti più diffusi, e fra i più molesti del corpo umano. FILARIEAlla IV famiglia delle Filarie appartiene la Filaria di Medina (Filaria medinensis), caratterizzata dalla forma del suo corpo che assomiglia ad un filo. L'estremità anteriore, tuttavia, può rivelare la presenza o l'assenza di labbra o di bitorzoletti; il maschio si riconosce grazie all'estremità caudale a spirale. Questi vermi si annidano nel tessuto connettivo dell'uomo e possono raggiungere la lunghezza di 4-6 metri con la grossezza di 2 mm. La Filaria partorisce figli vivi; non si conosce ancora il veicolo d'infezione attraverso il quale penetra nel corpo dell'uomo.Si suppone che anche il verme Loa sia una filaria; è lungo fino a 5 cm e lo si può trovare frequentemente negli occhi dei negri, ma non si conosce niente di preciso su di esso, né sulla sua provenienza. STRONGILIUn importante carattere di questa V famiglia degli Strongili (Strongylidea) è rappresentato dall'estremità posteriore del maschio circondata di una increspatura a scodella, la quale spesso è sostenuta da speciali ingrossamenti simili a costole. Vivono di preferenza nei mammiferi, e non solo negli intestini, ma anche in altri organi. Uno dei più dannosi per l'uomo è il Dochmius duodenalis, armato di denti acuti, la cui presenza provoca fenomeni simili a quelli di una forte anemia e di clorosi; infatti si alimenta di sangue e vive in numerosissima compagnia appunto nell'intestino.Prossimo affine del Dochmius è l'Eustrongylus, rappresentato dal grande E. gigas, le cui femmine giungono alla lunghezza di 1 metro; vivono nel cane, nel lupo, nella volpe, ecc. Il piccolo Ollulanus tricuspis vive, rappresentato nei due sessi e in abbondante quantità, nell'intestino dei gatti, mentre un suo affine, il Cucullanus elegans, vive a spese dei pesci. TRICOTRACHELIDINessun verme intestinale aveva richiesto tanta attenzione e tanto studio come la Trichina (Trichina spiralis), che, insieme al Tricocefalo, sempre parassita dell'uomo, forma la VI famiglia, quella dei Tricotrachelidi. Esempi certi dell'esistenza della Trichina nei muscoli dell'uomo si ebbero moltissimi anni fa, e venne chiamata con tale nome perché questo vermetto, arrotolato nella sua capsula come un capello arrotolato, sembrava giusto un pelo: thrix-trichos dal greco. Infatti la sua esistenza venne prima conosciuta nel secondo stadio della sua vita, quando cioè era già chiuso nel suo involucro, detto appunto capsula, e solo in un secondo tempo si scoprì che ogni trichina, allo stato giovanile, era un verme nematode. Infatti, il suo ciclo vitale subisce ad un certo punto una sorta di deviazione; a differenza degli altri vermi che, sia nel corpo umano che in quello degli animali, rimangono in circolo nel loro ambiente naturale, le trichine, invece di uscire dal corpo del loro ospite, come accade ad altri vermi, sembrano sbagliare strada, immettendosi inoltre in organi controproducenti all'accrescimento; conseguenza di questa deviazione, l'imbastardimento in capsule.Le trichine, nate nello stomaco, vivono nel canale digerente e si sviluppano rapidamente; in cinque o sei giorni diventano adulte. Nei due sessi la bocca si trova all'estremità anteriore; da essa il corpo si va ingrossando sino a metà, per poi restringersi dall'altra parte posteriore. L'apertura dalla quale nascono gli embrioni è vicina all'estremità anteriore; l'estremità caudale del maschio si fa notare a causa di un paio di sporgenze. Non si conosce ancora molto bene il modo in cui la Trichina passa dall'apparato digerente, entro il quale si compiono il suo sviluppo e la riproduzione, alla massa muscolare. L'effetto distruggitore della Trichina si manifesta in particolare nella materia carnosa, le fibrilline primitive e i dischi che le compongono. Intanto l'involucro, nel quale il verme si è arrotolato a molla d'orologio, si ingrossa, trasformandosi in una materia solida e compatta, seguendo l'ingrossamento del verme nel suo interno. La parte centrale della capsula appare, con un mediocre ingrandimento, simile ad una massa chiara, di forma ovale o sferica, nella quale si scorge distintamente l'animaletto arrotolato. Non si sa per quanto tempo la Trichina possa rimanere in questo stato, senza perdere la facoltà di propagarsi quando venga di nuovo immessa in altro apparato digerente. Si sa tuttavia che il portatore più pericoloso e frequente di questo verme è il suino, seguito da altri animali di carattere domestico, dei quali l'uomo si ciba normalmente. Invece è relativamente innocuo per l'uomo il Trichocephalus dispar, che vive di solito nell'intestino cieco. GORDIACEILa VII famiglia dei Gordiacei si divide in due generi: il Gordius ed il Mermis. Il primo vive di solito, almeno allo stato adulto, in acque stagnanti od anche correnti; non si è sicuri circa l'esistenza o l'assenza dell'apertura boccale, mentre lo si è con certezza dell'assenza di quella anale. Un carattere generale del Gordius aquaticus è la estremità caudale biforcata nel maschio. Nel secondo genere dei Mermidi (Mermis) le due specie più frequenti, il Mermis albicans ed il Mermis nigrescens, vivono nella terra umida dei giardini, ma possono restare anche per interi giorni nell'acqua.ACANTOCEFALII vermi Acantocefali, od Uncinati, appartengono tutti al genere Echinorhynchus, e si distinguono per la proboscide armata di molte serie di uncini; questa, se non termina a forma di mazza, come in alcune specie, può essere sguainata o rientrata come il dito nel guanto, mentre gli uncini, seguendone il movimento, si abbassano o si rialzano. Gli Acantocefali concordano con gli altri vermi nematodi nella rugosità e durezza della pelle, e nella divisione dei sessi; un carattere essenziale consiste nella mancanza di un apparato digerente. L'Echinorinco Gigante (E. gigas) vive nell'intestino tenue del maiale; l'E. proteus, frequente in vari pesci, vive nell'intestino del Gammarus; l'E. potymorphus infine passa dal corpo del Gammarus in quello più caldo dell'anitra, per compiere il suo completo sviluppo e proseguire il corso della sua vita. In altri pesci marini esiste una quantità di piccoli Acantocefali, avvolti in capsule la cui provenienza è ancora ignota.VERMI PIATTII Vermi Piatti, o Platodi, sono generalmente tali, anche se talvolta, visti in sezione verticale, appaiono rotondi; hanno il corpo molle, facilmente strappabile. Vivono di solito nei pressi degli stagni sulle foglie delle ninfee, dove l'acqua comunque è meno rapida e dove possono fermarsi fra la ghiaia e i sassolini, come la Planaria. Infatti, la Planaria gonocephala, verde-bruna, guizza con la faccia ventrale compressa sulla pietra, sollevando un poco la testa con i lobi laterali simili ad orecchie. I loro organi interni non sono, come negli anellidi o nei vermi rotondi, chiusi in una cavità ventrale, ma si trovano avvolti in un fitto strato di sostanza filamentosa e fioccosa, che occupa l'intero corpo. In questi vermi, i passaggi fra le forme libere e quelle parassite sono molto graduali; i periodi della vita libera e di quella parassita si alternano in modo tale nella stessa specie che l'unica spiegazione logica per la vita parassitica può essere considerata conseguenza di assuefazione e di adattamento. Infatti, solo particolari condizioni ambientali e di circostanze, possono portare un animale nato libero al genere di vita opposta. Risulta quindi, che i vermi indipendenti precedono i parassiti, poiché questi provengono dai primi; tutti i parassiti inoltre perdono, a causa del loro modo di vivere, certe proprietà interne ed esterne dei loro affini liberi. I colori impallidiscono o scompaiono, gli organi della locomozione e dei sensi si atrofizzano, il sistema nervoso perde la sua delicatezza, e tutto si riduce ad una forma di vita vegetativa.TURBELLARIQuesti animali dalla testa lobata vivono nell'acqua, nella quale si muovono senza visibile atto rematorio; unica mossa visibile è il curvarsi della testa o della coda, mentre il corpo compie un giro. Le Planarie, viste al microscopio, rivelano la presenza di finissime ciglia, il cui incessante movimento ondulatorio fa scivolare il loro corpo nell'acqua. Questi animali si trovano numerosi nelle acque stagnanti e correnti, dolci, ed in quantità sterminate nel mare. Forse una piccola parte di essi vive nella terra, sotto la corteccia delle piante, nei Paesi caldi, ove abbonda l'umidità sufficiente a farli vivere.NEMERTINIQuesta I famiglia presenta vermi dal corpo allungatissimo, quasi mai del tutto piatto, ma solo in parte, sulla faccia ventrale. In alcuni generi di Nemertini (Nemertina) della divisione degli Anopli (Anopla), la proboscide presenta una punta calcarea; analoga arma possiede il Tetrastemma obscurum, che sguaina rapidamente la proboscide, e ferisce con il suo stiletto la vittima.Una seconda divisione comprende i generi inermi, cioè privi di pungiglione proboscidale. A questa appartengono parecchi generi come il Lineus, Nemertes, Meckelia. Quest'ultimo genere comprende la Meckelia somatotoma (somatotoma significa divisione del corpo) il cui corpo si smembra al primo contatto un po' ruvido; questo fatto può essere in parte volontario, in parte provocato da un moto riflesso, prodotto dalle convulsioni del sistema nervoso. Un'altra specie, la M. annutata, è così chiamata perché il suo corpo sudicio è segnato da molti anelli bianchi. Questo verme trova facilmente ricovero nel corallo. MICROSTOMIA questa II famiglia appartengono un paio di piccole famiglie di microscopici turbellari: quella dei Microstomi (Microstomeae) e quella dei Dinophutus. La prima si trova di preferenza nell'acqua dolce; si distingue per la riproduzione gemmipara, come anche il genere affine, noto sotto il nome di Microstomum lineare. La famiglia dei Dinophulus vive nelle acque marine, ed è rappresentata dal Dinophulus vorticoides, molto diffuso. Una spiaggia ricca di turbellari è quella di Napoli.RABDOCELINella III famiglia dei Rabdoceli (Rhabdocoela) sono compresi soltanto i vermi turbellari microscopici, il cui tubo intestinale è un semplice sacco cieco, nel quale il passaggio si compie attraverso un esofago molto robusto e muscoloso. Lo spazio complessivo dello stomaco e dell'intestino è riempito di una materia albuminoide, che forma una parte dell'organismo, e in mezzo al quale si mescolano gli alimenti che debbono essere digeriti; questa è una nuova conferma che i turbellari sono affini agli infusori. La ripartizione dei Rabdoceli in famiglie è fatta secondo la posizione della bocca, dell'esofago e degli organi di riproduzione ermafroditici e complicatissimi. Nella maggior parte dei casi la conoscenza dell'esterno non basta per determinare la specie, ed allora è necessario ricorrere all'anatomia microscopica. Le specie del genere Prostomum, animali piccolissimi ed agilissimi, vivono negli stagni e nei fossi. Il genere Convoluta ha la cavità boccale ad imbuto, sul ventre una bollicina davanti ad essa rappresenta l'organo dell'udito.Una delle specie più belle è il Mesostomum ehrenbergii, comune negli stagni a fondo limaccioso, trasparente come il vetro, fragile in apparenza, ed abile nuotatore; di solito percorre l'acqua tranquillamente o con movimenti ondulatori dei margini del corpo, oppure scivola sugli steli delle piante acquatiche. Una forma un po' bizzarra viene presentata dal M. tetragonum; è giallo-bruno, con due macchie oculari nere. Da fermo appare sottile e piatto; in acqua, in piena libertà, presenta due appendici a forma di pinne che sporgono ai due lati del corpo, che si muovono ondeggiando. Il Vortex, infine, è il genere tipo di un'altra famiglia; ha l'esofago muscoloso, a botte, che si trova dietro l'apertura boccale sulla faccia inferiore dell'estremità anteriore. A questo genere appartengono il Vortex truncatus, il V. viridis, ed un parassita, l'Anoplodium. DENDROCELEIl nome di Dendrocele (Dendrocoela) di questa IV famiglia indica la forma strana, ramificata, del loro tubo intestinale. Delle Dendrocele esistenti nelle nostre acque dolci possiamo nominare quelle che sono munite di due occhi sull'estremità anteriore. Una è la Planaria Lattea (Pl. lactea), che vive tra le foglie dei giunchi e sulle foglie delle ninfee ed un'altra è la Pl. torva.Il genere Policelide presenta la piccola Polycelis nigra, la quale ha in comune con molte altre specie il possesso di numerosi occhi. Meritano una menzione speciale le Planarie Terragnole, o Geoplane, una specie che vive sotto le pietre, nella terra umida, chiamata anche Pl. terrestris. Una specie scoperta in Germania, descritta con il nome di Geodemus bilineatus, vive nella terra dei vasi da fiori; ha il dorso color giallo-sudicio, o rosso-bruno marmorizzato. Sul dorso si vedono due linee parallele che percorrono tutto il corpo. I due occhi sull'estremità del capo sono molto marcati. Altri esemplari di notevole interesse sono la Geoplana rufiventris e la G. subterranea. Quest'ultima vive nel suolo sabbioso e smosso ma anche sul terreno limaccioso e compatto, in società con un lombrico (Lombricus corethrurus). TREMADOTII Trematodi sono vermi quasi tutti fogliformi, appiattiti, poco lunghi, muniti di ventose davanti, nel mezzo ed all'estremità posteriore, il canale digerente ha sempre soltanto un'apertura boccale, ed è generalmente biforcuto. Non esistono vasi sanguigni, e l'apparato che presentano è un sistema di vasi acquiferi, che formano veramente un organo di secrezione; i sessi sono riuniti. I Trematodi superiori sono detti parassiti esterni e si sviluppano senza metamorfosi. I generi inferiori invece hanno metamorfosi molto complicate, con generazioni alternanti; passano la loro gioventù in un altro ospite, e poi, fattisi adulti, vanno ad abitare nell'ospite definitivo. I superiori sono vincolati esclusivamente ai pesci, gli inferiori si trovano nelle classi più diverse di animali. Fra i parassiti esterni troviamo il Tristomum, o Epibdella, il primo nome significa «tre bocche», perché porta davanti alla bocca due piccole ventose.L'E. hippoglossi è un parassita del pesce ippoglosso, ha la piccola apertura boccale un poco più indietro delle due ventose. Questo verme, messo dentro un'ostrica fresca, pianta, come la sanguisuga, l'estremità anteriore nella ventosa posteriore. Nella triglia si trova spesso il Trochopus tubiporus, unico trematode che abbia occhi allo stato adulto. Un altro animale interessante è la Cyclatella annellidicola, la cui bocca è attorniata da una corona di antenne cigliate. E' uno dei pochi Trematodi che si attacchino agli anellidi; la strana Udonella vive sui parassiti dei pesci Caligus e Lerne, servendosi di essi come mezzo di locomozione, e si ciba esclusivamente a spese dei pesci. Un'altra famiglia ricca di forme, nella quale gli animali portano all'estremità posteriore di solito otto ventose disposte in due serie, è quella dei Diplozoon. Fra essi si trova il Diplozoon paradoxum, o animale doppio. Infatti esso è formato di due metà, perfettamente uguali, ognuna delle quali ha tutte le proprietà dell'animale intero; sono in sostanza due animali legati fra loro nel mezzo, però non come due fratelli siamesi, ma in croce. Anche nell'interno gli organi sono ugualmente e perfettamente ripetuti, con l'apparato riproduttore ermafrodito. Vive sulle branchie di parecchi dei nostri ciprini, sul gobione, sul fregarolo. La differenza che esso presenta con la Diporpa consiste nel fatto che questa non presenta alcuna traccia dell'organo riproduttore, comune invece a tutte e due le parti del Paradoxus; essa, dietro il mezzo della superficie addominale, porta una ventosa, proprio nel punto dove i due corpi del Diplzoon si fondono. Un'altra forma che, senza essere doppia, è abbastanza strana, è quella dell'Anthocotyle merlucii, che vive appunto sulle branchie del merluzzo. La Dactylocotyle pollachii vive invece sulle branchie del Merlangus pollachius. ENDOPARASSITI DISTOMIGli Endoparassiti si distinguono dai precedenti per una maggiore semplicità dell'apparato succiatore ed uncinante, e soprattutto per la mancanza delle due piccole ventose vicino alla bocca. Tra essi si trovano di nuovo molesti parassiti di animali domestici e dell'uomo, e il loro sviluppo presenta una concatenazione di fenomeni strani, piuttosto difficile da seguire. Il genere più importante è quello dei Distomi (Distomum), il rappresentante dei quali può essere il D. echinatum, che allo stato adulto si trova frequentemente nell'intestino dell'anitra, del passero, e di altri uccelli. E' un distoma, doppia bocca, perché oltre alla ventosa boccale presenta sul ventre una seconda e grande ventosa; ha un tubo intestinale biforcato e all'estremità posteriore si chiude con un canale, nel quale sboccano i due grandi vasi laterali secretori. Tutta la parte anteriore del dorso è inoltre coperta da circoli di piccoli aculei. Tutti i Distomi ed i generi affini emettono numerose uova. Poco si conosce intorno al D. hepaticum, il cui nome starebbe a significare che il suo ambiente di vita preferito è appunto il fegato; sembra invece che si alimenti del sangue del suo ospite e di cellule epiteliali (sostanza delle pareti interne dei canali biliari). Tuttavia, la sua presenza pare sia rarissima nell'uomo.Il D. haematobium, unisessuale, è invece un parassita dell'uomo; ne sono vittima in particolare i popoli dell'Egitto, forse a causa delle acque del Nilo bevute senza essere filtrate, del pane (grano) e anche dei datteri, che formano uno dei principali generi di alimentazione. Chiudiamo l'argomento sui Trematodi ricordando il Monostomum, così detto perché presenta sulla testa una sola ventosa, intorno alla bocca, il M. mutabile, che vive in molti uccelli palmipedi e l'Amphistomum, altro genere, dalla grande ventosa alla estremità posteriore, una specie del quale, l'A. subclavatum, vive nell'intestino crasso delle rane. CESTODIE' molto interessante dare uno sguardo a questo argomento, poiché nel gruppo dei Cestodi sono compresi dei vermi di conoscenza comune, i quali sono fra i più noti parassiti dell'uomo, oltre che di molti animali: le Tenie (Taeniadea). La Tenia consiste in una testa, con breve collo filiforme, e gli articoli; la T. solium porta sulla testa, disposti a corona, una serie di uncini sopra una piccola sporgenza a proboscide; essi servono per aggrapparsi e consolidarsi nell'intestino del suo ospite. Tuttavia, è più difficile da espellere la T. mediocanellata, che al posto degli uncini presenta quattro ventose. Il collo è quella parte del corpo del tutto inarticolata che segue immediatamente il capo ed è seguita a sua volta dai così detti articoli. I più vicini al collo si distinguono appena l'uno dall'altro, mentre diventano man mano più distinti, e verso la coda stanno appena insieme; in tal modo vengono facilmente espulsi a due a due o isolati. Tutti sanno però che è indispensabile espellere il capo della Tenia, se si vuol essere certi di essersi liberati di questo parassita. Comunque, la Taenia solium è quella più esattamente nota e può avere una lunghezza di circa 3 metri. Ha la fronte uncinata, il collo è lungo circa 2 centimetri e mezzo, e la catena può essere formata da 700-800 anelli ed anche più. Questo verme ha un solo affine nella T. coenurus, che diventa atta alla riproduzione soltanto nell'intestino del cane. Il così detto Echinococco (T. echinococcus) è una parassita poco frequente, ma pericolosissimo, in certe condizioni, per l'uomo: i suoi ambienti di vita preferiti sono il fegato e l'intestino. Probabilmente il cane è l'unico veicolo di trasporto di questa tenia, che infesta circa un quinto della popolazione islandese.BOTRIOCEFALIIl Botriocefalo (Bothriocephalus latus) si distingue dalla tenia per la testa appiattita, munita d'ambo i lati di una ventosa allungata e profonda. La maggior parte della specie vive allo stato adulto in animali a sangue freddo, in particolare nei pesci; possono giungere ad una lunghezza che va dai 5 agli 8 metri.Purtroppo, sino ad oggi si conosce un solo frammento della storia dello sviluppo di questo animale. Le uova si sviluppano dopo che sono state per lunghi mesi nell'acqua. Si vede attraverso il guscio il noto embrione della tenia coi suoi sei uncini. Quando si solleva uno speciale coperchietto dell'uovo, ne esce, non come negli altri casi, una larva nuda, ma bensì coperta di un abito di peluria, che per quattro o sei giorni va lentamente muovendosi nell'acqua e che, successivamente, si spoglia del suo mantello di peluria. Il Botriocefalo vive nel tubo intestinale dell'uomo sino a venti anni, ma in generale la durata della sua esistenza è meno lunga, e per la sua debole costituzione è facile espellerlo. Parassita dell'uomo è il B. cordatus, specialmente diffuso in Groenlandia, dove infesta uomini e cani. 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